A BOMBA GIÙ DAI TRAIL CON AGO E FILO INTERDENTALE
Abbiamo chiesto ad alcuni atleti, clienti e amici di Effetto Mariposa di raccontarci come vivono la loro passione per bicicletta.
Oggi è il turno di Stefano Udeschini, guida MTB della FCI e Trail Builder per la Dolomiti Paganella Bike Academy.
“Ripido!”. Se avete visto qualche video di Stefano Udeschini sul suo canale Youtube, lo avrete già sentito esclamare questa parola mentre è alle prese con dei trail estremi sulla sua biammortizzata da Enduro. Questo perché, per Stefano, la bici è avventura allo stato puro; la sua concezione del mezzo non impone di stare sempre in sella ma va alla ricerca del limite, laddove bisogna scendere e farsela a piedi con la bici in spalla. Una ricerca dell’estremo, ma solo per divertirsi: infatti, Stefano non disdegna di giocare con la MTB facendo trick ed evoluzioni, visto che è stato anche Stuntman del film “Ride”. “Tra i miei idoli ciclistici ci sono Danny McAskill e Kilian Bron, hanno un mood che mi piace molto”, non per nulla due funamboli della bici.
Solare e dalla battuta pronta, Stefano è uno che non ragiona con i chilometri annuali, bensì con il dislivello negativo percorso: “Nel 2019 ho fatto circa 250.000 metri di dislivello negativo. Alcuni anni sono arrivato anche a 320.000”, racconta. Poi aggiunge scherzosamente: “scrivete però per onestà che alcune risalite le ho fatte anche con gli impianti, anche perché se no mi prendono per matto!”.
Lo raggiungiamo per una chiacchierata mentre sta pedalando in Olanda su percorsi gravel con alcuni amici. Sentiamo il vento nel telefono e capiamo che si sta godendo la compagnia ma non si diverte troppo: “Qua ci sono 12 metri di dislivello ogni 500 km, non è proprio il mio ambiente ideale”, ride.
Allora Stefano, stai lavorando molto sulle Dolomiti ultimamente?
“Sì, con la Paganella Dolomiti Bike Academy si lavora molto, sia in MTB che con la Fat Bike in inverno. Abbiamo clienti di tutti i tipi, ultimamente anche con le MTB elettriche: c’è il falso mito che con le E-Bike non si faccia fatica ma non è vero, bisogna comunque pedalare. Poi le ho provate a fondo e sono molto performanti, anche a livello di guida: risultano meno efficaci sui percorsi tecnici lenti mentre sul veloce il peso le rende più stabili. E non vai subito fuori soglia in salita: l’ideale per far apprezzare la bici a tutti.”
A proposito, tu la bici come l’hai scoperta? Sei partito con la mountain bike?
“Fin da piccolo i miei genitori mi portavano in montagna nei weekend. Io e mio fratello, con gli amici, avevamo un’unica opzione lì: andare in bici. Così, passavamo le giornate in sella e ci piaceva un sacco. Poi sono arrivate le gare élite a livello amatoriale, un’esperienza per me importantissima. Ho raccolto buoni risultati nell’Enduro in zona triveneto e ho persino vinto il circuito Enduro, proprio nel triveneto, nel 2013, secondo l’anno dopo. Da lì ho iniziato a lavorare come guida ed è finita che è diventato il mio lavoro: abbiamo creato la scuola della FCI sulle Dolomiti e la mia vita si divide tra le escursioni in sella e la progettazione e il design dei percorsi.”
Qual è il tuo percorso ideale?
“Amo stare nei sentieri di alta montagna, sono il mio luogo naturale. Prediligo i sentieri alpini molto tecnici e ripidi. Finché si riesce a pedalare, pedalo, se la pendenza non lo consente più, poco male: bici in spalla e affronto il passaggio con gioia. Per me fa parte del gioco, è questa la mia concezione della MTB… non sono un purista della sella, l’avventura per me consiste nell’arrivare ovunque e godermi il panorama.”
Con i percorsi tecnici che fai, per te le forature saranno un grande problema: come le risolvi?
“Beh, la mia specialità è la discesa e devo fare in modo di evitare le forature a tutti i costi. Grazie alla prevenzione, raramente foro del tutto, visto che uso coperture tubeless con il Caffélatex di Effetto Mariposa più Tyreinvader. Proprio i Tyreinvader sono il mio prodotto preferito di Effetto Mariposa: grazie a quelli dentro, arrivo sempre a casa. Li uso sempre perché mi piace la praticità, non cambio sempre copertoni e non guardo al grammo, anche se i Tyreinveder sono molto leggeri. Li uso anche perché proteggono il cerchione dalle botte più forti, è una sicurezza in più.”
Ok, ma ti sarà capitata, qualche volta, una foratura rognosa che non riuscivi a sistemare…
“Guarda, come guida MTB sono sempre in alta montagna e ho delle responsabilità, non posso fare una figuraccia e non riuscire ad aggiustare la bici! (ride, nda) Anche chi viene con me e resta in panne, spesso si aspetta che sia io a trovare la soluzione. Quindi, ho sempre con me tutto il necessario per aggiustare molte componenti della bici. Me la cavo anche come meccanico.”
Capisco, in effetti non puoi permetterti errori quando sei in montagna e responsabile di altri ciclisti. Ci dai qualche consiglio su come cavarsela sempre quando si fora?
“Se proprio il foro è troppo grande, uso il Tappabuco, sempre di Effetto Mariposa: riesce a sigillare bene anche buchi notevoli in pochi secondi. Ci sono altri prodotti simili in commercio ma il Tappabuco funziona bene e puoi inserirlo nel manubrio, una bella comodità. Se proprio squarcio del tutto il copertone e devo cambiarlo, tengo sempre nello zaino un sacchetto di plastica per non sporcare tutto di lattice. A volte, poi, in casi estremi mi capita di aggiustare tagli alla spalla del copertone col filo interdentale…”
Come? Col filo interdentale?!
“Proprio così, uso ago e filo interdentale, me li porto sempre dietro sui sentieri. Mi hanno “salvato” diverse volte: metto una toppa all’interno poi comincio a cucire la spalla col filo interdentale, come se fosse una cicatrice. Infine, rimetto il lattice e torno a casa tranquillo.”
Questo è un bell’esempio di #nevergameover!
“Già, il mio kit col filo interdentale mi ha dato molte soddisfazioni…”
II tuoi racconti sono stati molto interessanti. Grazie per la disponibilità Stefano, alla prossima e buone pedalate!
“Anche a voi e, mi raccomando, sempre in bici!”
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